Tempo fa ho postato questa famosissima foto che ritrae l’incredibile sguardo penetrante di una ragazzina afgana. Girando per la rete ho scoperto che dopo 17 anni la troupe del mensile National Geographic insieme all’autore della foto Steve McCurry sono riusciti ad incontrarla.
È ormai vecchio di 5 anni l’annuncio che National Geographic ha ritrovato la protagonista della foto più famosa dei suoi 114 anni di storia. La misteriosa “ragazza afgana” che ci ha fissato con i suoi penetranti e incredibili occhi verdi da una tra le più famose copertine di National Geographic Magazine è stata ritrovata quasi vent’anni dopo la pubblicazione della foto nel 1985.
Nel Gennaio 2002, Steve McCurry – il fotografo che nel 1984 fu autore del famoso ritratto – e un team di National Geographic, sono tornati a cercare la ragazza nel campo profughi di Nasir Bagh in Pakistan, dove era stata originariamente scattata la foto. Tramite una serie di contatti, questa è stata identificata come Sharbat Gula, attualmente sposata e residente in una remota regione dell’Afganistan con la famiglia.
Per avere la certezza dell’identità di Sharbat, National Geographic si è avvalso di un metodo scientifico che permettesse l’inequivocabile conferma dell’identità della ragazza. Sono state applicate diverse tecniche, di alto livello scientifico come l’analisi del riconoscimento dell’iride e il metodo del riconoscimento facciale sviluppato dall’FBI.
«La scienza ha convalidato la reazione istintiva che ho avuto quando ho visto di nuovo il suo volto», dice Steve McCurry, che ha recentemente ritratto la Sharbat di oggi. «Sono certo al 100% che Sharbat Gula sia la “Ragazza Afgana” che ho cercato negli ultimi 17 anni. I suoi occhi sono magnetici oggi come lo erano allora».
«La storia di Sharbat è la metafora della vita di tutti i rifugiati», ha detto William L. Allen, redattore capo di National Geographic Magazine. «È giusto che lei possa essere di nuovo la protagonista della nostra copertina e che ci induca tutti a riconoscere le sofferenze inflitte al popolo che rappresenta».
David Royle, produttore esecutivo e vice presidente di National Geographic Explorer che ha prodotto il documentario, ha dichiarato: «La sua storia, per noi di National Geographic, è stata un grande mistero, come del resto per tutto il mondo. Ritrovarla dopo tutti questi anni ha comportato un grande lavoro di investigazione e un po’ di fortuna, e il processo di conferma scientifica è stato straordinario e illuminante».
La foto del 1984 è il risultato dell’unico incontro che Sharbat Gula avesse mai avuto con una macchina fotografica, e fino a Gennaio 2002, quando le è stata mostrata per la prima volta, non aveva mai visto la famosa fotografia.
Sharbat si è sposata poco dopo l’incontro con McCurry, ha avuto quattro figlie, una delle quali è morta. Appartenente all’etnia Pashtun, è oggi una moglie devota e una madre di famiglia saldamente legata alle tradizioni della sua cultura e della sua religione.
Sharbat Gula è diventata il simbolo della sofferenza di un’intera generazione di donne Afgane e dei loro bambini, e, per questo motivo, la National Geographic Society ha deciso di creare in suo nome uno speciale fondo di assistenza per lo sviluppo e la costruzione di opportunità educative per le giovani donne e le bambine Afgane. La National Geographic Society lavorerà in collaborazione con organizzazioni umanitarie senza fini di lucro e con le autorità locali afgane per l’implementazione del programma di assistenza.
Se avete dimistichezza con l’inglese qui ci sono altri dettagli di questa affascinante storia.
Molto bello il tuo blog. Complimenti. Francesco
Grazie mille Francesco ;)
grazie angioletto…mi sono servite queste informazioni su sharbat gula…sto facenso 1 ricerca…xò nn viene mai nessuno qui…come mai???
bello !
Pensate che io ho seguito il documentario su sky di questa incredibile vicenda……mi sono emozionata tantissimo sopratutto quando il fotografo è riuscito a ritrovare questa donna.Conservo ancora l’edizione con la foto in copertina di questa ragazza…..il simbolo per me del National G.
Già , Sharbat Gula…
E’ la metafora di come si segnali la condizione di UNA persona per mostrare tutte quelle che soffrono e mai saranno fotografate perchè resteranno sempre dietro un Chador.
Conoscevo la storia, mi è venuta la curiosità di rivedere la foto pensando a lei.
E pensando a lei, vedendo il suo viso fiero oggi, ma così diverso dal 1985, il suo naso diverso… il vissuto sul suo viso… pensando a questo mi chiedo se sia giusto essere andati a cercarla e pubblicare le nuove foto… da un lato è bello sapere che ce l’ha fatta, dall’altro distruggono l’innocenza della ragazzina di 13 anni immortale nell’immaginario collettivo…
Buongiorno a tutti. Volevo sapere come rintracciare il documentario in questione. l’ho visto a milano alla mostra di mccurry e mi piacerebbe ritrovarlo in qualche modo. qualcuno di voi sa il titolo?
scusate ma a me non pare proprio lei…la forma del naso è diversa…a ‘sharbat’ del 2010 ce l’ha leggermente ricurvo e termina a punta…a meno che non se lo sia rifatto…
Mia moglie che è molto fisionomista appena ha visto le due foto ha detto che non si tratta della stessa persona. Ha ragione Simonholies ! Il fotografo ha voluto ripercorrere il successo di una foto ben riuscita ma ha preso in giro tutti….
secondo un amico, questa foto è “falsa” o meglio fatta avvalendosi di alcune luci…….sempre secondo l’amico….se notate (effettivamente) negli occhi della ragazza (sopratutto se cn n programma id grafica ci zoomate sopra) ci sono dei riflessi bianichi…….indice che questa foto sia stata scattata con delle luci che si usano solitamente per i ritratti……….che ne pensate? ergo se fosse è vero come ha portato la corrente nel campo dove è stata sctaatta?
LO SI VEDE LONTANO UN KM CHE NON E’ LA STESSA PERSONA..ALTRO CHE METODI SCIENTIFICI..CHE LA SMETTANO D I FARE SUCCESSO CON LE BUFALE.
DIVERSO NASO E BOCCA , MENTO PIU PRONUNCIATO, GLI OCCHI , POI! DIVERSI I NEI ..INSOMMA..NON E’ LEI…
La sua identità venne confermata proprio dai pattern degli iridi:
Her identity was confirmed using biometric technology, http://www.cl.cam.ac.uk/~jgd1000/afghan.html
Mi pare ovvio il fatto che i tratti del viso che uno ha da bambino, non potranno mai essere gli stessi da grandi!! si modificano! E comunque in quelle tristi realtà , le donne tendono ad invecchiare subito… non sembra una donna di 28/30 anni ma almeno di 50! Ma nonostante tutto si vede benissimo che è lei.
anche se non è lei che importanza ha? La cosa grandiosa è che questa foto sia servita alla costituzione di un fondo d’aiuto alle donne e i loro bambini afgani!
Ehm fisionomisti esperti :D perchè non avete preso in considerazione che grazie alla guerra e alle tante botte sul viso lasciano i lividi e si modificano un po i lineamenti? Comuqnue dagli occhi si capisce tutto,è la stessa espressione di quando era ragazzina ;
comunque io appena ho scoperto che aveva 13 anni sono rimasta di stucco,pensavo ne avesse 20,è stupenda *-*
Sono contento di aver rivisto gli occhi di quella bambina e sono contento che abbia avuto il Suo futuro,sono contento che si sia creato u fondo per gli emarginati del Suo Paese,sono contento …..e sarei più contento se sapessi se Lei e la Sua famiglia ,dopo tanta ricerca,Fondi,interviste,gente appassionata alla Sua Storia ,di questa Storia anche Lei ne possa beneficiare,dato che ne è la protagonista e si parla della Sua Vita.Scusate la diffidenza,ma in questo Mondo veramente freddo e speculativo la mia domanda è lecita un saluto,Aristide
A 12 anni mia sorella aveva un certo naso, a 13 anni il naso ha cominciato a fare la gobba ed è cambiato abbastanza. Chi si regola sulla forma del naso dovrebbe guardare qualche foto di conoscenti. Anche io sono tutto sommato contenta che l’abbiano trovata, leggendo quello che pensa dei talebani, del burqa e della guerra si capiscono davvero molte cose di quel paese. Ho letto che ha guardato la foto come fosse una pietra, era incazzata nera con i fotografi che le chiedevano di togliersi il burqa e ha preso i soldi del premio senza fiatare: secondo me ha pensato che gli europei e i bianchi in generale sono una banda di pazzi completi, prima le sterminano la famiglia, poi bombardano il suo paese per liberarlo dall’unica dittatura che aveva garantito un po’ di ordine pubblico, e alla fine arriva un tizio che le mostra una foto, le chiede di ricordarsi quando l’ha fatta, e alla fine le offre un fascio di biglietti da 100 dollari. Penso che se mai la incontrassi la avvicinerei con molto rispetto e quasi soggezione.